Noia e possibilità

Noia e possibilità

“Bene, allora ci vediamo la settimana prossima. Ciao”.

Sono state le ultime parole scambiate con molti ragazzi. Con alcuni eravamo riusciti ad organizzare, con fatica e molte resistenze, qualche uscita, con altri eravamo in una fase di conoscenza e di apertura.
Un buon periodo tutto sommato. Apertura, uscite, relazioni positive… erano le parole che più rincorrevano alla fine di febbraio.

Ma poi é arrivato Covid-19 ed è cambiato tutto.
Dove prima c’erano progetti, ora subentra la routine, tutto uguale, tutto ha lo stesso colore e sapore.
Dove prima c’era il desiderio di qualcosa di nuovo, ora appare la Noia, che rende tutto indistinto e monotono.

Non c è più differenza da giorni della settimana e weekend, mattina e pomeriggio sono uguali. In un lampo ci siamo trovati ad essere come Elsa di Frozen, che indossa i guanti e si isola per proteggere gli altri da sé stessa, o come il più vecchio dei tre porcellini, a costruire “difese” di mattoni perché un soffio può distruggere tutto.
Dove prima c’era Gioia ora ci sono Paura e Tristezza.

Se parte del nostro intervento prima era trovare opzioni, nuovi spazi, alternative al contesto familiare in cui sperimentarsi e crescere, ora #iorestoacasa#.
La scuola prosegue on line, le amicizie pure, ma spazi e tempo devono essere rivisti.
Inizialmete il non avere obblighi e scadenze scolastiche per molti è stato un sollievo, un alleggerimento, uno svago, quasi un divertimento, una fuga dalla routine e dagli impegni spesso gravosi.

Poi si sono fatti sempre più spazio l’abitudine, il vuoto, la Noia.
Confrontarsi con questa fantomatica, tanto temuta noia rappresenta, in realtà, un aspetto fondamentale per la crescita dell’individuo che favorisce l’introspezione e stimola la fantasia. Ma può essere vissuta da molti come confusione e smarrimento.

Gli adolescenti oggi riescono a vivere i rapporti sociali attraverso i social in maniera molto intensa, eppure il contatto, quello vero, quello umano, manca eccome. Perchè il virtuale mantiene comunque una distanza, seppure sempre negata, ma mai come ora ci si rende conto di quanto il contatto “pelle a pelle” sia fondamentale.

Ed è qui che si inserisce l’Adulto Educatore che può fornire un ponte tra realtà virtuale e realtà tangibile; il delicato ruolo dell’educatore prevede la comprensione di questo stato di sospensione, accompagnando il ragazzo ad allenare la sua parte creativa senza sostituirsi a lui nel trovare una soluzione o aggiungendo attività per non fargli sperimentare la noia.

Parte della funzione dell’educatore consiste, in questa fase, proprio nell’aiutare il ragazzo a stare nell’incertezza, senza negarla con il troppo “fare per non pensare”, senza aggiungere eccessivamente, ma accompagnandolo senza ingozzarlo; questo può permettergli di raggiungere una maggiore consapevolezza di quanto vissuto, un’accettazione necessaria per poter far emergere le proprie risorse o crearne di nuove e poter così far fronte alle conseguenze, anche future, che questa condizione comporta.
Sostenere l’aspetto creativo è uno dei compiti che ci viene richiesto in questo periodo storico.

Perchè quella fiamma che si è accesa non si spenga, perchè il nuovo non venga soffocato dalla routine. C’è chi ha potuto sperimentarsi in ambito artistico, chi in quello musicale e chi sta apprendendo nuove competenze attraverso i tutorial.

L’educatore può quindi supportare questo processo di crescita anche #lontanomavicino# attraverso il dialogo telefonico, i messaggi, una sincera curiosità, ascoltando con rispetto e valorizzando l’unicità espressiva di ogni singolo ragazzo.
Questo processo però prevede anche che l’educatore faccia attenzione a non svalutare, minimizzare o, peggio ancora, sostituirsi al bisogno appena espresso.
Una posizione difficile, a volte scomoda, ma fondamentale per la crescita a cui stiamo assistendo di future donne e uomini.

Nico Barina, psicologo, psicoterapeuta ed educatore

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