Didattica a distanza: una nuova opportunità per imparare insieme

Didattica a distanza: una nuova opportunità per imparare insieme

“Si non si va più a scuola, vaiii!”
“Oh ma quanti compiti carica il professore?”
“Videolezioni? Google Meet…ma che roba è?”
“Intanto quest’anno siamo promossi tutti”.

Queste sono solo alcune delle affermazioni che ci hanno accompagnato nel corso degli ultimi mesi. Sono stati, inoltre, i sottotitoli che hanno accompagnato la fase attuale: quella del supporto scolastico a distanza.

Due mesi fa, dopo che si era compreso che non si sarebbe tornati a scuola tanto velocemente, i ragazzi erano euforici. Ora, gradualmente, tutti gli istituti scolastici si sono riorganizzati e sono riusciti ad avviare una didattica a distanza fruibile, flessibile, adatta alla particolare situazione e in continua evoluzione.

Le famiglie, e i ragazzi in primis, all’inizio si sono sentiti disorientati da questo nuovo modo di fare scuola. Spaesati dal doversi confrontare con supporti interattivi mai sentiti prima come Google Meet o Zoom, per citarne alcuni. Ora si guarda con una nuova prospettiva al “ fantomatico” registro elettronico, diventato ancora di più ” finestra sul mondo-scuola” e guida indispensabile per poter navigare sicuri tra compiti, verifiche ed interrogazioni.

In questo primo momento di smarrimento noi educatori ci siamo prontamente affiancati alle famiglie e a i ragazzi. All’inizio la nostra navigazione è stata, per ovvie ragioni, “a vista”, cercando di non accrescere la confusione del momento.

Nel veder accostate le parole educatore- scuola, la paura è stata quella di tornare a vecchi schemi, dove l’educatore era identificato come un tutor, deputato al supporto per gli apprendimenti. Invece è accaduto qualche cosa di sorprendete.

I ragazzi sono riusciti gradualmente a crearsi delle strategie per apprendere anche in modo autonomo. In particolar modo è aumentata la responsabilizzazione verso i compiti da consegnare al docente. Si è, in alcuni casi, preso coscienza di certe criticità legate al mondo scuola. Il capire che non si è sempre capaci ha permesso di smussare alcune rigidità che si erano create che nel corso della relazione educativa, soprattutto con i ragazzi seguiti da molto tempo.

Grandi alleati del nostro lavoro sono stati i professori con cui si è rafforzata la comunicazione e lo scambio quotidiano di informazioni. Grazie a questa rete di relazioni i ragazzi si sono sentiti più sicuri, rendendosi maggiormente autonomi e hanno tirato fuori dalle tasche delle potenzialità fino a quel momento nascoste.

Si è lavorato cooperando, rendendo il ragazzo proattivo della propria organizzazione scolastica. Si è imparato a mettere pensiero sulle risorse e non solo sulle criticità. Il ragazzo, in questo modo, è diventato ancora più protagonista, gestendosi autonomamente i compiti più semplici e imparando a chiedere aiuto, all’educatore e al professore, in caso di difficoltà.

Questo momento si è quindi rivelato un’opportunità incredibile nel poter reinventare la figura dell’educatore in relazione al mondo- scuola, fatto non solo di voti e compiti ma soprattutto di persone e relazioni in continuo mutamento. Questa nuova modalità interattiva ha aperto le porte a un dialogo con i ragazzi maggiormente costruttivo e conoscitivo l’uno dell’altro.

“Ogni nuovo inizio arriva dalla fine di altri inizi”

Infine questi mesi, comunque non facili, mi hanno messo di fronte ai miei limiti e mi hanno fatto capire che non possiamo, come educatori e anche come semplici esseri umani, sempre dare il meglio o essere i “più fighi” ma a volte accettarci per quelli che siamo, nella bellezza e nella criticità; non sempre possiamo essere John Lennon o Paul McCartney, a volte dobbiamo accontentarci di essere Ringo Starr.

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